Saper valorizzare le differenze significa creare innovazione

a cura di Barbara De Micheli

Anche quest’anno, come ormai accade dal 2012, abbiamo aperto le iscrizioni al Master in Diversity Management e Gender Equality; sono passati sei anni dalla prima edizione, sei anni che sembrano pochi ma sono tanti in un mondo che si muove a sempre maggiore velocità.

Quando abbiamo iniziato, il tema della Diversity&Inclusion era ancora poco conosciuto in Italia ed era soprattutto un tema di gestione risorse umane, legato al riconoscimento ed all’accettazione delle differenze, alla creazione delle condizioni organizzative perché non ci fossero discriminazioni.

Si ragionava in termini di “iceberg” delle differenze e di capacità dell’organizzazione di permettere a tutti e tutte di trovare una collocazione adeguata, superando le situazioni di discriminazione consapevole o inconsapevole (i cosidetti “blindspot”) e lottando contro gli stereotipi che condizionavano le culture organizzative (nelle imprese ma anche nelle organizzazioni del terzo settore e nelle associazioni).

Oggi senza dubbio rimane molto da fare nell’ambito del superamento degli atteggiamenti discriminatori, anche se si registrano costanti segnali positivi, eppure si riconosce sempre di più quanto organizzazioni inclusive e non discriminanti siano organizzazioni non soltanto eticamente corrette ed economicamente più solide (esiste una letteratura ormai molto vasta sul business case per il diversity management) ma anche strategicamente orientate all’innovazione.

Oggi si parla sempre di più di “valorizzare le differenze”, di acquisire ed integrare prospettive diverse per leggere da più punti di vista la realtà in movimento e produrre risposte complesse che integrino tali differenze.

Soprattutto, il nuovo focus non é più sulle differenze in quanto tali ma sull’intersezionalità, sulla capacità di creare ponti tra background diversi, di trovare linguaggi che consentano alle persone di scambiare idee tra loro, non sulla base di quello che rappresentano, dei gruppi a cui appartengono, ma di quello che sono, delle proprie esperienza e conoscenze (che, ovviamente, riflettono e contaminano/sono contaminate dalla propria identità).

Per poter far questo l’inclusione é un prerequisito: le organizzazioni hanno bisogno di professionisti che sappiano ripensare le strutture organizzative e definire progetti mirati per creare spazi aperti per il confronto, reali o virtuali, capaci di produrre innovazione.

Si tratta di aprire frontiere, di essere pionieri, di superare il timore che le differenze possono suscitare per costruire la capacità di lavorare meglio insieme. Essere creativi, essere multidisciplinari, mettere in discussione modelli mentali acquisiti per confrontarsi con le differenze in modo costruttivo. La gestione della diversità si guadagna uno spazio tra le new skills indispensabili, quelle che ci permettono e ci permetteranno di continuare ad inventarci anche in futuro il nostro lavoro.

Il Master in Diversity Management e Gender Equality segue quest’approccio aperto all’interdisciplinarità ed alla progettualità sin dalle sue prime edizioni e da sempre offre ai partecipanti la possibilità di entrare in relazione con persone appartenenti a mondi diversi. La composizione mista dell’aula, che accoglie giovani laureati/e insieme a professionisti che intendono perfezionare le proprie conoscenze sul tema, e dei docenti, accademici, formatori, policy makers, testimonials, crea le condizioni ideali per allenarsi al confronto proprio mentre si studiano le politiche e gli strumenti a cui far riferimento per costruire piani di gestione delle diversità.

Articolo pubblicato originarimente su LinkedIn

Photo: Cedric Michael Cox